L’evoluzione della scienza nel mondo globalizzato in deep

mondo interconnesso

Estratto dell’intervento di Stefania Capogna alla Conferenza Internazionale “Science Evolution in Globalized World. International Scientific and Practical Conference” Petropavl, Kazakhstan

a cura di Rosa Emilia Giancola

Nel corso della sessione plenaria della conferenza Stefania Capogna, direttrice del Centro di ricerca DITES dell’Università degli Studi Link Campus, ha presentato una riflessione su “Le organizzazioni in un mondo tecnologico e globalizzato, tra empowerment e competenze sociali”.

Il fulcro del ragionamento si è incentrato sulle sfide introdotte dalla trasformazione tecnologica, che va sotto il nome di rivoluzione digitale 4.0, e che si basa su ‘Intelligenza Artificiale (IA), l’Internet delle Cose (IoT), l’uso degli algoritmi a supporto di numerosi processi decisionali, il digitale applicato alle trasformazioni del mondo reale ecc. Tutto questo, come viene sottolineato nel corso dell’intervento, chiede alle organizzazioni, alle persone e alla comunità un radicale cambiamento di prospettiva.

La trasformazione tecnologica apre a scenari controversi, lasciando spazio a molti allarmi come, ad esempio, la “società del rischio”; il rischio della “fine del lavoro”; la deriva della “società post-umana”, e la “fine dello spazio sociale”.

Nel corso dell’intervento si sottolinea che, sotto la spinta del processo di globalizzazione e della rivoluzione digitale, il mondo appare più piccolo, un luogo dove tutto e tutti sono strettamente inter – e iper- connessi tra loro. Tutto ciò viene a determinare un processo di innovazione dirompente che pone le persone in un profondo stato di incertezza.

La rivoluzione digitale può rappresentare opportunità e rischi. E le Università, essendo il luogo di ricerca, produzione di conoscenza e innovazione, hanno il compito di promuovere, insieme al progresso tecnologico, la diffusione di una cultura etica della cor-responsabilità. C’è bisogno di responsabilizzare le comunità, le organizzazioni e le persone ad affrontare questa sfida attraverso una crescente consapevolezza e l’acquisizione di solide abilità sociali.

Ricorda Capogna che, già dal 1994, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha definito quelle sociali come «abilità essenziali per la vita”, perché in grado di facilitare il benessere personale e sociale. E che sulla stessa scia si pone anche il Forum Economico Mondiale il quale ha sottolineato la necessità di garantire processi di formazione capaci di assicurare la crescita integrale della “persona“, piuttosto che la semplice formazione del “professionista“. Ciò significa che sempre di più le organizzazioni complesse e tecnologiche dei nostri tempi non hanno bisogno semplicemente di tecnici iperspecializzati ma di lavoratori, ai diversi livelli, capaci di esercitare rigore etico, pensiero critico e capacità di relazione, all’interno di contesti mutevoli, multiculturali, complessi e attraversati da profondi stati di incertezza.

Sulla scorta di queste considerazioni, la riflessione si è concentrata sulla tensione e l’ambiguità che esiste tra il soggetto e le trasformazioni organizzative determinate dallo sviluppo tecnologico.
Due sono state le domande centrali attorno alle quali si è snodata la riflessione, e di cui cercheremo di sintetizzare i passaggi più salienti.

  1. In che modo la tecnologia digitale sta trasformando le organizzazioni e il rapporto tra soggetto e lavoro?
  2. Qual è il ruolo dell’organizzazione nella promozione delle abilità sociali, auspicate dall’OMS e dal WEF?

Il World Economic Forum (2016) identifica quattro driver del cambiamento essenziali.
Il primo investe la dimensione propriamente tecnico-digitale, e si può spiegare attraverso la conquista della longevità dovuta al progresso medico-scientifico-tecnologico.

Il secondo driver investe la pervasività dei processi di automazione industriale, e l’impatto che essi producono nello scenario globale e sociale, mediante:

  • le possibilità offerte dal cloud computing (big data, Internet of Things, data sciences ecc);
  • l’interazione uomo-macchina, riferita allo sviluppo di interfaccia sempre più user-friendly, capaci di intervenire in maniera nascosta, modificando le categorie di rischio legate al lavoro, allo sviluppo personale e sociale (Capogna, 2017);
  • le applicazioni delle soluzioni digitali al mondo reale, come la robotica, la stampa 3D, l’intelligenza artificiale.

Il terzo driver riguarda il processo di complessità crescente della nostra società che conduce a: una crisi dei cosiddetti “corpi intermedi” (famiglia, organizzazioni del lavoro, scuole, governi nazionali); e l’emersione di nuovi modelli di relazione polarizzati tra organizzazioni sempre più super-strutturate, per quanto riguarda processi, produzione e gestione del valore (multinazionali, organizzazioni economiche e politiche sovranazionali, Banca mondiale, agenzie sovranazionali, giganti dell’informazione e del digitale, ecc.) e organizzazioni cellula “a-temporali e a-spaziali”. L’unico comune denominatore è che entrambe affondano le loro radici nel web e nei cambiamenti che esso ha introdotto nel sistema socio-organizzativo.

Infine, il quarto driver si riferisce alla convergenza della tecnologia dell’informazione e della comunicazione che introduce all’iper connettività. Un cambiamento, questo che richiede lo sviluppo di un approccio ecologico in grado di elevare la cultura digitale, la media literacy e le media competences delle persone, affinché possano muoversi con coscienza e pensiero critico, determinando, per un verso, un cambiamento antropico nel rapporto tra l’uomo e l’ambiente analogico-digitale; e, per l’altro, una rinnovata consapevole gestione della complessa relazione tra spazio privato e spazio pubblico e di lavoro.

Tutte queste innovazioni coincidono con la “bomba demografica” che colpisce molti paesi occidentali a causa dell’invecchiamento della popolazione e del calo del tasso di natalità, e con l’aumento delle disuguaglianze sociali e delle tensioni su scala globale. Mai l’uomo ha prodotto tanta ricchezza e mai è stato così vicino a un rischio di estinzione di massa legato alle crisi globali: ecologica, demografica, umanitaria, alimentare, migrazione di massa, cambiamento climatico.

La riflessione si conclude con un focus sulle sfide poste da questa ‘distruptive innovation’ che chiede alla società di forgiare nuove competenze; allorché “la sfida della società digitale non è tanto (o non solo) focalizzato sulle abilità tecniche. Nel nuovo stato di incertezza attraversato dalla società su scala globale, centrale diventa la dimensione etica”. I sistemi di condivisione e comunicazione resi possibili oggi dalle trasformazioni digitali si costituiscono come tecnologie altamente socio-relazionali che ridefiniscono la dimensione spazio-temporale e gettano le basi per nuove opportunità di progresso (e nuove stagioni di crisi). Per questo motivo, la Comunità europea riconosce alle agenzie educative un ruolo di primo piano nel prepare i cittadini del mondo, di oggi e di domani, a vivere responsabilmente le tecnologie digitali, in una prospettiva inclusiva, sostenibile ed equa.

In questo panorama, le Università, essendo il luogo della scienza e dell’innovazione, vengono ad assumere un ruolo di guida, volto a prospettare un futuro e una società in grado di riconoscere e rinnovare la centralità dell’uomo. Esse possono divenire agenti di cambiamento, attivando strategie cooperative dove cultura e innovazione siano parte integrante di questo “processo di emancipazione
collettiva che punta sulla partecipazione attiva e responsabile dei soggetti e del mondo economico produttivo”. (Capogna, 2009).

Slide: https://drive.google.com/open?id=1_TvPl59eG-JEoJHFo163VORUc-vHHuFN

Capogna S. (2009). Università e sviluppo territoriale. Q Times Web Magazine, 2009-10-01
Capogna S. (2017). Le direttrici del cambiamento, in Capogna S. et.al. Le sfide della scuola nell’era digitale, Eurilink University Press: Roma.

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