L’Università oltre l’emergenza
di Gianni Di Gennaro
Mercoledì 15 luglio si è concluso il ciclo di Digital Conference, organizzato dal Centro di ricerca DiTES (Digital Technologies, Education & Society) in collaborazione con l’Associazione Italiana Digital Revolution (AIDR), con la tavola rotonda dedicata alla riflessione “L’Università oltre l’emergenza”.
Ha aperto il dibattito la prof.ssa Capogna (Direttrice del centro di ricerca DITES) evidenziando come l’emergenza sanitaria abbia portato alla luce i problemi irrisolti di questo paese, creando nuove disuguaglianze, povertà, solitudine e grandi difficoltà nella valorizzazione delle esperienze e delle best practices, a causa della frammentazione di competenze Allo stesso tempo, la crisi dovuta al Covid-19 ha fatto emergere anche grandi capacità di resilienza, in particolare nella scuola, nell’università e nel terzo settore. Da questo scenario drammatico e stimolante al tempo stesso, inizia la riflessione sulle risposte che l’università, in quanto luogo di produzione, condivisione e disseminazione di conoscenza, è chiamata a dare per affrontare il presente e costruire il futuro nel post Covid-19.
La prof.ssa Renzi (Dipartimento Economia Aziendale Roma Tre), ha presentato i dati preliminari di una ricerca sul sistema educativo, in particolare l’ambito universitario, che ha coinvolto tutti gli attori che operano nel settore. La ricerca “Didattica a Distanza distanza durante l’emergenza COVID-19” (a cui si può partecipare ancora fino al 31.07.2020) si è posta l’obiettivo di: analizzare i punti di forza e le criticità delle azioni poste in essere per attivare la didattica a distanza; sostenere le azioni di miglioramento da adottare nel primo semestre del prossimo anno accademico; riflettere sui cambiamenti in atto e le linee guida del sistema universitario. I dati hanno evidenziato delle criticità nell’interazione studenti-docenti, meno disponibilità da parte di quest’ultimi rispetto alle lezioni in presenza, scarsa coordinazione tra professori, problemi di connessione, difficoltà per i docenti nell’utilizzo delle tecnologie, calo di attenzione negli studenti. Di contro è migliorata la gestione degli impegni e del tempo dedicato allo studio, sono state apprezzate le lezioni videoregistrate e la possibilità di seguire le lezioni da casa, anche se si è sentita l’influenza negativa della mancanza di relazioni sociali dirette.
La prima riflessione del prof. Figus (International Institute of Management, Chisinau Moldova; Zhubanov Regional State University, Aktobe, Kazakistan), riguarda la mancanza di organizzazione derivata dalla divisione del ministero dell’istruzione che ha portato alla creazione di due istituzioni, una per l’università e una per la scuola, determinando uno scollamento tra i due ambiti. Le conseguenze di questo disallineamento saranno evidenti nei prossimi mesi quando, gli studenti provenienti dalla scuola secondaria, che non hanno sviluppato competenze digitali, si troveranno ad affrontare l’università che invece sarà ancora obbligata all’erogazione di didattica a distanza. Il problema è riconducibile a docenti impreparati all’utilizzo delle tecnologie e alla diversità territoriale, nord-centro-sud, nella possibilità di utilizzo del digitale, a partire dalla banda larga. Il problema, in futuro, potrà essere risolto iniziando il processo di digitalizzazione a partire dalla scuola secondaria o addirittura da quella primaria. L’inadeguatezza digitale dei docenti universitari, continua il prof. Figus, è dovuta anche al fatto che essi sono diventati ordinari in età troppo avanzata, quando hanno sviluppato una certa resistenza al cambiamento. Altro aspetto, sul quale si sofferma il docente, è la necessità di avere insegnanti giovani con adeguate competenze digitali, affinché l’università convenzionale integri la formazione in presenza con quella digitalizzata, in quanto quest’ultima non deve rimanere una prerogativa delle università telematiche.
Il dott. Lantero (CIMEA) sottolinea come, in ambito internazionale, sia le scuole, sia le università, siano rimaste operative nel periodo dell’emergenza sanitaria. Non solo, i dati emersi da un instant pool nell’ambito della ricerca Eurostudent, dicono che il 90% degli studenti ha potuto usufruire della didattica online e i problemi riscontrati non sono riconducibili a problemi di connessione oppure di device. Semmai, continua Lantero, la sofferenza degli studenti è stata la mancanza di community. La ricerca ha evidenziato anche come il numero dei cosiddetti degree seekers, durante l’emergenza Covid, siano aumentati, mostrando come la mobilità non deve essere necessariamente fisica, ma, attraverso dei piani di international at home, è possibile ottenere delle competenze internazionali anche rimanendo nel proprio domicilio. Quest’ultimo aspetto richiede però un cambiamento nella cultura accademica, che deve andare oltre la semplice imitazione della didattica in presenza attraverso le tecnologie digitali. Il dott. Lantero, conclude il suo intervento, menzionando “Diplome” un servizio di certificazione sviluppato da CIMEA, utilizzando la tecnologia blockchain, dove le certificazioni possono essere registrate, consentendo ai possessori delle stesse, di condividere in modo digitale, certificato, semplice e sicuro, i propri titoli e le proprie qualifiche con istituzioni e datori di lavoro.
Il prof. Ruggieri (Università della Tuscia), sottolinea come la scarsa attenzione della politica verso la ricerca e le università, abbia determinato delle criticità nel sistema accademico che, come conseguenza, si ripercuotono anche sul sistema industriale, il quale manca di quella visione a lungo termine, che si costruisce attraverso la relazione con i centri di ricerca nel loro complesso. Per il prof. Ruggieri, è fondamentale che si finanzi adeguatamente, sia la ricerca – coordinando le varie iniziative di regioni e ministeri per evitare ridondanze –, sia la formazione – per lo sviluppo e la valorizzazione di tutto il capitale umano e non solo quello tecnico-scientifico più vicino alle imprese. Entrambi gli ambiti sono fondamentali per la crescita del paese, anche se, considerata la loro particolarità, possono offrire risultati tangibili soltanto a medio-lungo termine. Inoltre, per non disperdere le risorse economiche, bisogna focalizzarsi su pochi progetti eccellenti, coinvolgendo i centri di ricerca e le università che hanno le competenze necessarie per impegnarsi in lavori di grande qualità. Inoltre, le banche dati devono consentire la disaggregazione dei prodotti della ricerca, facilitandone l’accesso dall’esterno. Le imprese, invece, devono essere incentivate a relazionarsi con i centri di ricerca attraverso finanziamenti e, soprattutto, processi semplificati che siano più sostanziali e meno formali.
Le istituzioni devono adoperarsi per un rafforzamento delle infrastrutture, che devono raggiungere, attraverso l’intervento pubblico, anche le zone più remote del paese e devono erogare incentivi, con vincolo di scopo, alle famiglie per poter iscrivere i figli alle università, in quanto a seguito della crisi economica, ci potrebbe essere un calo consistente nelle iscrizioni.
La prof.ssa Capogna ha concluso i lavori richiamando l’università al suo ruolo di indirizzo culturale e d’innovazione sociale, prima che tecnologico. L’università deve analizzare quali sono le proprie responsabilità, i propri errori e da lì partire per un cambiamento che porti gli atenei ad essere un punto di riferimento di un network territoriale, che lavori in sinergia coinvolgendo i vari attori del tessuto sociale. La pandemia ci ha portato in un punto di non ritorno e per l’università è arrivato il momento di assumersi coralmente la responsabilità di fornire un nuovo indirizzo, individuare una nuova mission, che possa superare gli interessi privatistici per lavorare su interessi collettivi.
Link per partecipare alla ricerca Didattica a Distanza durante l’emergenza COVID-19:
https://it.surveymonkey.com/r/8KC8GKK
Presentazioni
Università e covid 19, spunti di riflessione
di Alessadro Figus
L’Università oltre l’emergenza
di Maria Francesca Renzi
Digital Conference – L’Università oltre l’emergenza
15/07/2020
L’Università oltre l’emergenza
di Stefania Capogna