Tra l’innovazione e l’inclusione all’epoca del covid-19
di Giulia Cecchini
La Tavola Rotonda dell’8 luglio, realizzata dal Centro di Ricerca DiTES e DASIC della Link Campus University, in collaborazione con AIDR e Diversity Opportunity, e con il patrocinio di CSV Lazio, ha promosso un confronto sulla relazione innovazione – inclusione, con l’intento di riflettere tanto sulle ricadute che l’emergenza epidemiologica ha avuto sulle situazioni di fragilità, quanto del ruolo e delle strategie che possono pervenire dall’innovazione.
Recuperando alcuni elementi emersi nelle precedenti Tavole Rotonde, il dibattito si è incentrato sulle numerose espressioni di fragilità che affliggono i nostri sistemi sociali e che si articolano in una varietà di categorie che rappresentano differenti facce di un medesimo prisma.
Sila Mochi, di Inclusione Donna, ha chiarito l’esigenza espressa dalle realtà professionali femminili nella creazione di un’alleanza umana, professionale ma soprattutto identitaria. Dal concetto di alleanza la Dott.ssa Mochi ha svelato il primo elemento, soffermandosi sulla centralità del concetto di condivisione come regola aurea di Inclusione Donna. Condivisione e partecipazione ogni fortemente facilitata dalle piattaforme digitali. A suo avviso, per reagire all’emergenza è necessario “stare insieme e aumentare la rappresentanza femminile in ambito istituzionale e aziendale”, andare oltre il concetto di “quota”, ampliandone gli orizzonti. A questo scopo, l’Associazione Inclusione Donna ha reagito al periodo Covid-9, elaborando sette istanze in ambito occupazionale e tre in ambito rappresentativo femminile, comunicandole alla comunità politica e in particolare al Dipartimento delle Pari Opportunità.
Giuliana Cresce CSV (Centro di Servizio per il Volontariato) della Regione Lazio, spostando il ragionamento verso altri settori che si occupano di categorie deboli sul territorio regionale, ha ampliato il concetto inclusione. Tra i processi indispensabili che la rete territoriale deve attivare costantemente con gli stakeholder – Associazioni, Scuole, Strutture etc. – Giuliana Cresce indica, infatti, la co-progettazione di strumenti di inclusione sociale attiva. Il CSV, e Inclusione Donna hanno portato la testimonianza di esperienze significative volte a concretizzare un concetto di comunità sostenibile che non vuole lasciare indietro nessuno.
“No what we left behind”
Di grande rilevanza è stato anche l’intervento della fondatrice di Diversity Opportunity, Mariella Bruno. L’impatto dell’emergenza pandemica ha messo a dura prova anche la missione di questa società che, attraverso attività di recruitment, talent e formazione, propone la valorizzazione della diversity, in tutte le sue forme, come acceleratore di innovazione nelle aziende. Con il progetto Il Futuro che Saremo e Open App è stato possibile attenzionare, ascoltare e seguire i giovani che hanno rappresentato una categoria dimenticata dell’emergenza Covid-19. “Nessuno si salva da solo e solo facendo sistema è possibile ripartire”, con queste parole, la Dott.ssa Bruno ha voluto trasmettere l’importanza della community – come terreno di condivisione attiva per sviluppare il cambiamento.
In continuità con questa visione di comunità, Pinuccia Montanari, Presidente del Comitato Scientifico Ecoistituto ReGe si è soffermata sul concetto di comunità sotto il profilo burocratico-amministrativo e umano-relazionale. Ella infatti ha sottolineato che il periodo di lockdown ha scoperchiato due caratteri della società di oggi che rappresentano lo scollamento tra l’attività del territorio e i bisogni sociali urgenti: la frammentarietà sociale e l’inquinamento che in molti hanno ipotizzato essere parte del dramma che ha colpito in maniera particolarmente grave le regioni del nord.
Spostando l’attenzione sul tema dell’innovazione Antonio Opromolla (DASIC) ha presentato soluzioni integrate volte all’inclusione delle categorie più fragili, come ad esempio soggetti con disabilità. L’approccio Human Centered Design ne è un esempio e si basa sull’ inclusione, sin dalla progettazione, delle persone interessate, per consentire loro di accedere ai servizi preposti (Accessability), includerli nella quotidianità (Inclusion Design) e condividere le attività con la comunità in cui abitano (Universal Design). Questo intervento ha ricordato quanto anche la ricerca scientifica sia un tassello fondamentale nell’impegno collettivo alla ricerca di soluzioni e percorsi di integrazione e progettazione di comunità inclusive e sostenibili. Un’altra faccia dello stesso prisma.
Guido Scorza (Dipartimento per l’Innovazione e la Digitalizzazione) si è soffermato sull’utilizzo delle tecnologie come strumento di espressione della cittadinanza attiva, trasversale anche al piano politico, spostando la riflessione su una prospettiva di sistema. A suo avviso, la centralità raggiunta dal digitale pone sulle spalle dei decisori pubblici di ogni ordine e grado almeno due responsabilità: quella di acquisire consapevolezza dei cambiamenti e quella di diffondere le buone pratiche utili ad allineare l’Italia al resto dell’Europa in tema di innovation e inclusione. A tal proposito, il DL Semplificazione, che sarà presto pubblicato in Gazzetta Ufficiale, ha preso in esame il tema dell’accessibilità ad internet come luogo pubblico di esercizio dei diritti.
Per tirare le somme di questa ricca Tavola Rotonda che ha cercato di esaminare il tema inclusione-innovazione guardando il fenomeno come se fosse un prisma caratterizzato da diverse facce, si può dire che ciò che l’emergenza he permesso di osservare, e da cui trarre apprendimento, è stata la capacità di reazione dei territori, delle associazioni e anche delle categorie più ai margini, che hanno potuto e saputo rispondere al dramma umano e sociale che stiamo attraversando valorizzando la logica della rete e della condivisione come leve per coniugare il dialogo azione-territorio-comunità.
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