Esplorare pratiche, problemi e sfide culturali degli insegnanti italiani nell’era digitale
All’interno della Prima Conferenza Internazionale “Education and post-democracy”, organizzata a Cagliari dalla Scuola Democratica, è stato presentato il paper “Esplorare pratiche, problemi e sfide culturali degli insegnanti italiani nell’era digitale”. Al centro di questo studio-pilota, la rilevazione di pratiche, abitudini e abilità digitali diffuse nelle istituzioni educative. Con la diffusione delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione nella società, infatti, la scuola ha iniziato ad approcciare a nuovi metodi e pratiche di insegnamento mirati al continuo aggiornamento delle competenze e alla formazione delle competenze digitali. Lo studio, pertanto, si è focalizzato sulla prima rilevazione di questo fenomeno.
La raccolta dei dati si è basata sia sulla sperimentazione di un questionario, volto a misurare le pratiche digitali diffuse, sia sull’analisi descrittiva, al fine di esplorare, dal punto di vista degli insegnanti, le forze dell’innovazione e le tensioni che alimentano il sistema. Il questionario strutturato, organizzato in 6 sezioni principali, è stato rivolto agli insegnanti di diversi livelli scolastici (1.210 rispondenti), esaminando gli usi, le competenze e i bisogni da loro espressi nell’utilizzo della tecnologia nella pratica quotidiana.
Dai risultati dello studio, è emersa una certa difficoltà della maggioranza del personale docente ad integrare l’uso delle tecnologie nelle normali pratiche di insegnamento dell’informazione e della comunicazione: i contesti appaiono deboli, incapaci di riconoscere e valorizzare le sperimentazioni nel sistema. Di contro, si rileva una relazione positiva tra la misura in cui gli studenti usano le tecnologie a scuola per il lavoro scolastico e la misura in cui le utilizzano con altre risorse al di fuori dell’ambiente educativo.
La giovane età dei docenti, poi, non è sinonimo di insegnante innovativo: un risultato che suggerisce una maggiore propensione all’innovazione tra gli insegnanti che hanno maturato più anni di servizio e una maggiore esperienza educativa. Complessivamente, le prove emerse dimostrano che – nonostante le apparecchiature informatiche in uso e la volontà positiva di accettare, seppur in modo critico, i cambiamenti nella società – la possibilità di sviluppare una conoscenza pratica alternativa non è in grado di produrre benefici sostanziali in assenza di nuove mappe mentali in grado di integrare l’innovazione nei contesti di riferimento.
Non è dunque sufficiente introdurre attrezzature tecnologiche nella scuola senza considerare attentamente i fattori umani e culturali che caratterizzano l’evoluzione di ogni ambiente tecno-sociale e le implicazioni educative che questo utilizzo comporta. Ancor prima della conoscenza e dell’esperienza d’uso, l’innovazione passa attraverso i rituali, le abitudini, le pratiche, il clima o, ancora, gli atteggiamenti di comportamento che compongono il processo educativo e che mediano l’approccio all’apprendimento e alla tecnologia. La ricerca mostra dunque la necessità di una formazione in servizio in grado di superare la prospettiva episodica e sperimentale dell’innovazione, tendendo invece verso un modello scolastico capace di acquisire e integrare la pervasività delle tecnologie digitali. L’influenza delle tecnologie, infatti, va ben oltre la sfera dell’accesso alla conoscenza e invade lo spazio del sé e la relazione intersoggettiva.
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